martedì 31 ottobre 2017

Un fenomeno interessante



Nell’Europa del Nord c’è un punto in cui due mari si incontrano, ma le loro acque non si mescolano mai. L’effetto visivo è incredibile. Si percepisce la netta distinzione tra i due mari, il Mare del Nord (lo Skagerrak) e il Mar Baltico (il Kattegat), quando avviene il caratteristico scontro delle onde provenienti da direzioni opposte. Il punto in cui si incontrano si chiama Grenen – che in danese significa ‘il ramo’ – ed è una penisola sabbiosa a Nord della cittadina di Skagen ovvero nell’estremità settentrionale della Danimatca, un delizioso villaggio di pescatori molto amato dai pittori per la particolare luce che vi si trova.




I due mari hanno una diversa densità e il moto ondoso tende a creare un’increspatura costante che permette all’acqua di sfiorarsi soltanto. È come se ci fosse una barriera immaginaria dovuta anche alla differente temperatura e salinità delle acque.
Quando i due mari si incontrano generano turbolenze che rendono difficile la navigazione. Per questo sono stati posizionati appositi cartelli che sanciscono il divieto assoluto di balneazione nella parte di costa più settentrionale.



Inutile dire che la lingua di sabbia che segna il punto di incontro tra i due mari è uno dei luoghi più gettonati dai turisti per farsi scattare una fotografia.

http://siviaggia.it/posti-incredibili/incontro-tra-due-mari-che-non-si-mescolano-mai/163291/#c_fb_02

Ma questo fenomeno accade anche altrove:
Anche se in maniera più riduttiva, ciò che accade in Danimarca si può spiegare meglio prendendo in esempio l’incontro tra il mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico.
E’ noto che l’acqua del mar Mediterraneo è calda, salata e più densa rispetto all’acqua dell’Oceano Atlantico, che quindi risulta essere più “leggera”.
A livello dello stretto  di Gibilterra, quando le acque del Mediterraneo e dell’Atlantico si mischiano, le diverse correnti marine si muovono per diverse centinaia di chilometri, una più in profondità, e una più superficialmente, pur mantenendo le proprie peculiari caratteristiche chimiche e fisiche.Tutto ciò fa in modo che non accada nessuna separazione tra l’uno e l’altro, e si può osservare un continuum marino.
Se fra i due mari esistesse invece una barriera come quella tra lo Skagerrak e il Kattegat, le diverse correnti non potrebbero mescolarsi a diverse profondità e si scontrerebbero come avviene in Danimarca.







Alle Bahamas, le acque azzurre caraibiche contrastano con il blu intenso dell’Oceano, separate da un unico ponte di roccia



Cape Reinga è considerato il punto che separa il Mar di Tasmania a ovest e l’Oceano Pacifico a est. Qui i mari si scontrano e creano acque instabili al largo della costa. Per i Maori, l’incontro tra i due mari simboleggia quello tra maschio e femmina



Con la bassa marea, è una semplice lingua di sabbia che collega il promontorio di Prassonissi all’isola di Rodi. Quando, invece, la marea sale, la spiaggia viene coperta dalle acque di entrambi i mari (Egeo e Mar di Levante) fino a scomparire. La zona è molto amata dai surfisti dal momento che il mare occidentale è spesso molto mosso e agitato dal vento.




Non si tratta di un vero e proprio incontro tra due mari, ma qui, nel Golfo dell’Alaska, le acque più fredde provenienti dai ghiacciai della costa incontrano l’Oceano. La diversa densità fa sì che le acque rimangano separate.



E poi, dai mari esotici, fino a Messina:









domenica 29 ottobre 2017

Il melograno






Forse non avete mai coltivato un melograno nel vostro giardino - io stessa devo accontentarmi di osservare quello del vicino...- forse trovate estremamente scomodo mangiarne il frutto - condivido in toto... - ma certamente, se avete frequentato come me la scuola elementare o media negli anni '50, ricorderete i tristi versi di carducciana memoria :

                             L'albero a cui tendevi
                             la pargoletta mano,
                             il verde melograno
                             dai bei vermigli fior...

e perciò, in un modo o nell'altro, vi sarete fatti un'idea di come questo albero, spesso in forma di arbusto, possa portare con la sua presenza una nota di colore nel giardino , nell'orto o nel frutteto.
Ma vediamo più da vicino la sua carta di identità:
Il melograno appartiene alla famiglia delle punicaceae e al genere punica; proviene dall'Asia sud occidentale e si è diffuso poi nel Caucaso e nella macchia mediterranea. Il suo frutto prende il nome di melagrana
Il nome del genere punica deriva dal nome romano della regione costiera della Tunisia e dalla popolazione, detta anche cartaginese, che l'aveva colonizzata  nel VI sec. a.C.Il nome melograno invece deriva dal latino malum (mela) e granatum (con semi).



La fioritura avviene a maggio, mentre i frutti, che hanno una configurazione interna molto particolare, maturano ad autunno inoltrato, in ottobre o novembre, secondo la varietà.










Da sempre il melograno è simbolo non solo di fertilità, fecondità e abbondanza , ma anche di  prosperità e fratellanza, per questo presso diverse culture  è presente in riti propiziatori.





Come accade a tutte le piante che hanno un'origine antica, intorno a questo albero sono nate numerose leggende.

Nella Bibbia il melograno viene citato più volte e il suo frutto viene indicato come uno dei sette che nascono solo nella Terra Promessa.

Nell'antica Grecia si attribuiva ad Afrodite il merito di avere per prima piantato un melograno nell'isola di Cipro, mentre secondo altre fonti il melograno sarebbe nato dal sangue del dio Dionisio, rapito ancora bambino per ordine di Era dai Titani, che lo misero a bollire dentro un pentolone : quando il suo sangue toccò terra si dice che spuntò un albero di melograno.






Più conosciuto è il mito di Persefone che un giorno, mentre raccoglieva fiori, fu rapita da Ade che la sposò e la tenne prigioniera nell'oltretomba. La madre Demetra, dea dell'agricoltura e dei raccolti, mentre la cercava disperatamente, dimenticò di far crescere le messi e provvedere ai raccolti, così sulla la terra cadde  un lungo gelido inverno. Zeus, preoccupato per la sorte degli uomini che morivano di fame, supplicò Demetra perché si occupasse di nuovo delle stagioni, ma lei inflessibile rispose che non l'avrebbe fatto prima della liberazione della figlia.







Persefone, che nell'oltretomba non voleva toccar cibo , una volta sola aveva assaggiato sei chicchi di una melagrana, senza sapere che avendo mangiato un frutto degli inferi si era condannata a viverci per sempre. Solo grazie all'abilità di Zeus si potè arrivare alla fine ad un compromesso : Persefone avrebbe trascorso sei mesi nell'Ade e sei mesi sulla terra. Così Demetra ricominciò ad occuparsi delle messi per il tempo che trascorreva con la figlia e la natura riprese il suo corso.









Secondo la tradizione cristiana il melograno sarebbe legato alla passione di Gesù. Si racconta infatti che mentre Gesù saliva faticosamente il Calvario sotto il peso della Croce, dalla sua fronte trafitta dalla corona di spine, cadevano gocce di sangue. Uno degli Apostoli che lo seguivano timorosamente a distanza, si chinò per raccogliere i piccoli ciottoli macchiati dal sangue del Maestro e li raccolse in un sacchetto. Quando però la sera volle mostrarli ai compagni, dal sacchetto usci un nuovo frutto con la scorza spessa e all'interno tanti chicchi rossi come il sangue.







La melagrana è un soggetto molto diffuso nella pittura sacra, dove il Bambino Gesù viene dipinto con questo frutto tra le mani, come simbolo della sua passione, ma anche come simbolo di unione tra i credenti.



 













venerdì 27 ottobre 2017

Le pastiglie Leone

Stamattina, facendo un giretto in Città Alta, ho scovato in un bar, tra una serie di scatolette di latta, quella che rappresenta Cappuccetto rosso, quello che amo e che colleziono. Eccola qui:







La storia delle pastiglie Leone è un po' la storia d'Italia, essendo nate quando lo stivale era ancora politicamente spezzettato ed essendo ancora qui, più belle e ricercate che mai.


Dal sito dell'azienda:






La storia di Pastiglie Leone ha inizio nel 1857 in una confetteria vicino ad Alba in cui Luigi Leone produce piccole, deliziose pastiglie, intense e fragranti per deliziare, a fine pasto, i propri clienti. I primissimi gusti sono la menta ed i gusti digestivi: cannella, fernet, rabarbaro, genziana per citarne alcuni. Le pastiglie sono impastate e formate a mano e fatte asciugare sulla bocca del forno.




E’ un periodo di grandi cambiamenti politici, da lì a pochi anni nascerà un nuovo paese. Possiamo quindi affermare, riprendendo un antico motivo pubblicitario dell’azienda: L’ITALIA NON ERA ANCORA UNITA, MA LE PASTIGLIE LEONE C’ERANO GIÀ!




Forte del successo in terra langarola e speranzoso di accrescere i propri affari, Luigi Leone decide di trasferirsi. Torino in quegli anni ha l’aroma fragrante del rinnovamento e del cioccolato, salotto buono di un paese che ha voglia d’indipendenza. Con i suoi caffè, pasticcerie e confetterie artigianali, in attesa di diventare capitale d’Italia, Torino è considerata comunque capitale della dolcezza. Leone apre così i battenti della sua prima bottega torinese: un luccicante luogo di squisite caramelle e regno delle famose Pastiglie. Le bontà del Sig. Leone presto diventano famose anche a Torino;
tra i primi clienti illustri si ricorda Camillo Benso Conte di Cavour, goloso di pastiglie gommose alla violetta, e la Real Casa, motivo per cui le confezioni possono fregiarsi del vessillo dei Savoia. Alla morte del fondatore il laboratorio viene rilevato dai dipendenti storici che lo gestiranno solo per alcuni anni.




Il 20 settembre 1934 Giselda Balla Monero, allora proprietaria, insieme al fratello Celso Balla, de “La Vittoria”, un ingrosso dolciario che già dagli anni ’20 distribuiva su Torino e provincia le pastiglie Leone, acquista la confetteria Leone di C.so Vittorio Emanuele II, angolo Via Bellini. La Sig.ra Giselda è coraggiosa, ha un temperamento forte e audacia manageriale, caratteristiche all’epoca decisamente fuori dall’ordinario per una donna. Pioniera dell’imprenditoria femminile scorge nel laboratorio dolciario Leone le potenzialità di una grande azienda e, per attuare la sua visione industriale, decide di trasferire la produzione in un sito più ampio in Corso Regina Margherita 242. “La Leonessa”, così soprannominata dai suoi collaboratori, investe molto in nuove confezioni, pubblicità e crea concorsi a premi per i migliori clienti. Guiderà l’azienda fino agli anni ’80 quando il timone passerà nelle mani del figlio, Guido Monero.


Io apprezzo queste caramelline per i loro intensi e vari sapori, ma sinceramente quello che mi attira maggiormente sono le confezioni sia quelle in latta che quelle di carta, così allegre, colorate e sempre diverse nel tempo. Sarebbe una collezione stupenda averle tutte!




















































































































A quanto pare si possono avere anche scatole personalizzate: