martedì 23 maggio 2017

Fiabe

In questi giorni, senza nessuna ragione precisa, mi è tornata la voglia di intrattenermi nel mondo delle fiabe. Dicono che quando si invecchia, si ritorna bambini e forse è proprio questo il problema...

La fiaba è un momento magico, una dolce altalena tra sogno e realtà. Guardate qua:


C'era una volta un principe che cavalcava alla luce della luna...

bastano un incipit e la sapiente illustrazione di John Bauer e il gioco è fatto.

Fantasia e magia sono gli elementi essenziali della fiaba.

Molti ritengono che le fiabe siano nate per intrattenere i bambini, ma non è proprio così.
E' pur vero che spesso le fiabe venivano narrate da figure femminili mentre svolgevano attività fatte di gesti ripetitivi, come, ad esempio, la filatura e che alle stesse era affidato il compito della cura e dell'intrattenimento dei bambini; tuttavia vista l'origine popolare delle fiabe che spesso descrivevano la vita della povera gente, le sue credenze, le sue paure, a raccontarle erano più spesso uomini, contadini, pastori, pescatori, accanto al fuoco o nelle stalle.
A volte, essendo tramandate a voce di generazione in generazione, chi le narrava le modificava o le mescolava , dando origine così ad una nuova fiaba.
 
Nella fiaba il tempo è molto simile al sogno e non si colloca mai in un periodo storico preciso (C'era una volta...) e nemmeno in luoghi geograficamente identificabili (...in un paese lontano); né ci si deve stupire se alcuni dei protagonisti sono alquanto improbabili, come animali parlanti o diafane fatine ( e il lupo chiese...).



 
 
In Europa esiste una lunga tradizione orale legata alle fiabe e col tempo diversi autori hanno iniziato a raccoglierle e a trascriverle, creandone di nuove. Sono noti a tutti i nomi di Charles Perrault, dei fratelli Grimm, di Hans Christian Andersen e così via fino ai contemporanei.
 
Meno conosciuta forse ai più, ma comunque meritevole di essere ricordata tra gli autori che hanno dato un contributo significativo a questo genere letterario nell'800, c'è una signora, Madame de Ségur.

 
 
 
 

Nata a San Pietroburgo il 1 agosto del 1799, Sophie Rostopchine trascorse l'infanzia e l'adolescenza in un'imponente tenuta che la sua aristocratica famiglia possedeva non lontano da Mosca, ricevendo una raffinata educazione, soprattutto a livello linguistico. Il padre, personaggio politico di grande rilievo, fu però ritenuto responsabile dell'incendio di Mosca del 1812 e, caduto in disgrazia presso lo zar,fu costretto a trasferirsi in Francia con la famiglia.

Qui nel 1819 Sophie sposerà il conte di Ségur diventando così Madame la Comtesse de Ségur. Nonostante questo matrimonio combinato, come spesso accedeva all'epoca, non fosse felice, la coppia ebbe otto figli e una gran quantità di nipoti. Probabilmente la contessa aveva la consuetudine di raccontare fiabe alla sua copiosa prole, ma solo in età matura, dopo i cinquant'anni, pensò di scriverle, insieme a racconti che traevano ispirazione dal mondo dell'infanzia.
Il suo primo libro usci nel 1856 e, visto il suo grande successo , molti altri ne furono pubblicati nei 15 anni che seguirono.

















E' innegabile che le storie narrate dalla Comtesse de Ségur abbiano un alto contenuto pedagogico, in linea con la cultura  dell'epoca, ma è anche vero che  i principi etici che contengono hanno un valore universale ancora oggi.

Inoltre nei racconti ritorna prepotente la presenza di una natura meravigliosa, fatta di fitti boschi e  prati in fiore , rimasta probabilmente nei ricordi e nel cuore di Sophie fin dalla sua adolescenza.
Madame de Ségur morirà a 75 anni a Parigi nel 1874, ammirata e rimpianta da un vasto pubblico, non solo di bambini.
 
 


Il motivo principale per cui ho deciso di dedicare un post a Madame de Ségur  è quello di anticipare quello che seguirà nei prossimi giorni, dedicato ad una illustratrice di libri, l'americana Virginia Frances Sterrett, che come potete vedere in una delle copertine sopra riportate, ha magnificamente illustrato le fiabe narrate dalla Comtesse.
 
Un secondo motivo è invece strettamente personale ed è quello di chiedere scusa a Madame de Ségur per aver odiato con tutta me stessa il suo libro Les malheurs de Sophie. Questa bimbetta che portava il nome dell'autrice (autobiografico ?!?) era una vera e propria peste, davvero antipatica, così come lo era l'insegnante di francese (pregiudizio ?!?) che ci costringeva a leggere il libro e a tradurlo, attività non certo gradita ad un'adolescente alle soglie degli anni '60:
 
Pardon, madame,je vous en prie...
 
 




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