giovedì 16 marzo 2017

La coppa di Licurgo

Non è la prima volta che la tecnologia romana sorprende i ricercatori moderni, superando il livello attuale di conoscenza. Un esempio è dato dallo studio sulla composizione del calcestruzzo romano, rimasto sommerso nelle acque del Mediterraneo per 2 mila anni. I ricercatori hanno scoperto che la sua composizione è decisamente superiore al calcestruzzo moderno, sia in termini di durata che di ecocompatibilità.
Le conoscenze acquisite dai ricercatori vengono oggi utilizzate per migliorare il cemento che oggi utilizziamo.
 Non è ironico che gli scienziati si rivolgano alle tecniche utilizzate dai nostri antenati ‘primitivi’ per lo sviluppo di nuove tecnologie?

Un esempio delle meravigliose competenze degli antichi romani è questa coppa di vetro che ci dimostra quanto loro ne sapessero di nanotecnologia, una scienza la cui scoperta noi attribuiamo alla NASA.




La coppa di Licurgo conservata al British Museum è una bella coppa del IV secolo che si pensa prodotta ad Alessandria o Roma, probabilmente coinvolgendo più botteghe di artigiani.
È un coppa diatreta , cioè costituita da un calice di vetro
incastonato in un telaio esterno ( non si sa se fossero due vasi distinti poi uniti a caldo o se si tratta di un magnifico lavoro di incisione) e decorato con una scena che ricorda la punizione di Licurgo da parte di Dioniso. 





Forse la caratteristica più interessante della coppa è la tecnica utilizzata per produrla che la rende molto particolare. Infatti il vetro dicroico scompone la luce a seconda della lunghezza d’onda e i colori vengono poi propagati in direzioni diverse. Questo fa in modo che l’osservatore veda l’oggetto con colori cangianti. Infatti il vetro della famosissima coppa assume una colorazione diversa a seconda che, vuota, sia illuminata da davanti e in tal caso il colore è verde o dall'interno (quindi da dietro il vetro) e in tal caso assume una colorazione rossa.

 La spiegazione scientifica scoperta negli anni novanta esaminando un frammento del vetro è che gli artigiani di epoca romana impregnarono il vetro con particelle di oro e argento piccole fino a 50 nanometri, circa un millesimo del diametro di un granello di sale da cucina. 




L'interno della tazza è principalmente liscio, ma dietro le figure principali il vetro è stato scavato ben oltre il livello della principale superficie esterna, così che lo spessore del vetro sia simile in tutta la superficie: 
questa accortezza permette di ottenere un colore omogeneo quando 
la luce passa attraverso il vetro. Questa è una caratteristica unica 
tra tutte le coppe sopravvissute; Harden suggerisce sia dovuta ad 
un "ripensamento" dell'autore. 
Intorno al torso di Licurgo è visibile una zona di un colore piuttosto diverso dal resto del bicchiere: questa caratteristica potrebbe derivare da un incidente di produzione oppure essere stata un'accortezza da parte dell'intagliatore per rendere "il bagliore della rabbia di Licurgo ancora più forte". 

Dopo la lunga fase di intaglio il fine aspetto lucido è stato ottenuto tramite un processo chiamato lucidatura a fiamma, che rischiava di compromettere l'integrità dell'oggetto.

( notizie lette da più parti nel web)


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