lunedì 31 dicembre 2012

La viola del pensiero




 la viola (viola tricolor hortensis) è una pianta preziosa per la sua capacità di affrontare senza battere ciglio le temperature molto basse in cui si sente perfettamente a suo agio, tanto da fiorire a volte anche sotto la neve.





È un fiore che propizia l'amore, si narra infati, che una freccia di Cupido cadde su di una viola del pensiero.


 



Una leggenda narra che Zeus, che aveva dovuto trasformare una sua amante, Io, in una giovenca, le aveva poi creato un fiore per nutrirsi, la Viola mammola.




        Una versione del mito di Attis narra che il giovane, che non poteva sposarsi con l'amata principassa Atta, si evirò sotto un Pino e morì. Dal suo sangue crebbero viole dai petali rosseggianti. Disperata per la sua morte anche Atta si uccise e dal suo sangue crebbero altre Viole.
Il 22 marzo si celebrava il culto in nome di Attis nella Roma Imperiale. Era il giorno della viola, infatti, si trasportava in processione un tronco di pino adornato di Viole.
L'eroe della Viola è colui che si sacrifica per trasformarsi in questo fiore.



Si narra che i cavalieri della tavola rotonda consultassero le Viole per conoscere il loro destino.




La Viola del pensiero chiamata dai francesi "pensèe", divenne, nel "sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, la chiave di tutta la commedia.



Una piantina così minuta e lussureggiante evoca da sempre tanti sentimenti.
La viola ha nel cuore di ognuno di noi un posto speciale, legato a ricordi d'infanzia, ad antichi e nuovi amori, a semplici ma profonde emozioni che danno sollievo all'anima.
Un sollievo che è anche fisico, date le proprietà terapeutiche della pianta, nota come "conforto del cuore".




  Molti sono i nomi con i quali è conosciuta. Il più curioso è certamente quello di "suocera e nuora" per i colori contrastanti dei petali.




Per lo stesso motivo la Religione Cristiana ha visto nella viola il simbolo della Trinità: i tre colori diversi rappresentano le tre persone divine, separate ma indissolubili.




 Nel linguaggio dei fiori il suo significato non poteva che essere "pensa sempre a me, io penso a te".



Nella storia i bonapartisti ne fecero il loro simbolo, in contrapposizione al giglio dei Borboni.



 La caratteristica di fondere in un unico fiore tonalità cromatiche così diverse ha fatto sì che la pianta, attraverso il nome di viola del pensiero, fosse assimilata alla facoltà più alta dell'uomo, quella del pensiero appunto, che media tra opposte passioni e tra tendenze contraddittorie che agitano l'animo umano, raggiungendo con la mediazione un equilibrio che li supera tutti.






Leggenda
Un giorno Demetra, dea della terra coltivata e delle messi, si accorse che le era stata rapita la figlia Persefone.
Disperata vagò nove giorni e nove notti per tutta la terra, finché scoprì che Persefone era stata rapita da Ade, il dio che regnava nelle regioni buie d'oltretomba.
Demetra si disperò al punto che tutta la terra diventò grigia e sterile.
Finalmente Zeus convinse Ade ad un accordo: Persefone sarebbe ritornata ogni anno presso la madre per sei mesi, tra la primavera e l'autunno, per vivere con il marito durante gli altri sei mesi dell'anno.
Demetra, placata, ritornò all'Olimpo e la terra fu di nuovo fertile e feconda.
Quando, all'inizio della Primavera, Persefone tornò per la prima volta tra i vivi, la terra l'accolse creando per lei del fiorellini nuovi, festosi e delicati, vellutati come i suoi occhi, dei veri "pensieri d'amore" e inventò le "viole del pensiero".
Da allora esse ritornano puntuali ogni anno, a Primavera, per festeggiare Persefone che ritorna sulla terra.







Altra leggenda
Un'antica leggenda delle valli piemontesi, narra che il nome "malastra" (nome del fiore della viola del pensiero) è stato dato a questo fiore, per significare la posizione privilegiata della matrigna e delle sue due figlie, rispetto alle due figliastre. Infatti, in basso, sul petalo maggiore, sostenuto da due sepali verdi, sta comodamente seduta la "malastra"; ai due lati, il petalo sorretto dal sepalo, rappresenta il sedile per le figlie; i due petali che si trovano in alto (nel solaio), rappresentano, invece, il sedile per le figliastre. A ricordare questa leggenda, nella Valle del Cervo si consuma con piacere una deliziosa minestra.



Nel linguaggio dei sentimenti la Viola simboleggia il pensiero per l'amato/a, l'amore vivissimo, la fedeltà, l'eleganza ma anche lo sdegno. La Viola mammola indicava la modestia , l'onesta ed il pudore.



Un buon suggerimento:


Per realizzare della carta da lettere, dei bigliettini, dei segnaposto o dei segnalibri molto originali basta procurarsi della bella carta, possibilmente quella di tipo antico o fatta a mano, e delle viole del pensiero essiccate che verranno applicate in un angolo della lettera o del biglietto, come suggerisce la fantasia, e protette spennellandole con della cera sciolta.
Per complettare l'opera con un tocco di raffinatezza, si può profumare la carta mettendola per un mese in un sacchetto di cellophane ben chiuso insieme a una busta di garza o di carta velina contenente delle viole secche molto profumate o a un pot-pourri di fiori essicati.
















 

domenica 30 dicembre 2012

Un compleanno speciale



Era il 31 dicembre del 1932 quando le avventure di Mickey Mouse fecero la loro prima apparizione nelle edicole italiane. Le 30mila copie diffuse dall'editore fiorentino Nerbini andarono letteralmente a ruba.
   Ottanta anni fa Topolino sbarcava in Italia. Era l'ultimo giorno di dicembre del 1932 quando Mickey Mouse faceva la sua apparizione nelle edicole della penisola.


«Nato è questo giornalino che si chiama Topolino. Nato sotto buona stella e stampato in veste bella. Pei ragazzi e per bambini scriveranno i topolini; Topolino, io ve lo dico, sarà sempre vostro amico»,

 riportava il primo albo con il topo più celebre del mondo ideato da Walt Disney, al prezzo di 20 centesimi.






   Topolino, all'epoca, aveva solo 4 anni. Era nato nel 1928 in un garage di Kansas City e, nel 1930, finì sui cortometraggi che valsero un Oscar al suo inventore.
Due anni dopo, l'edicolante ed editore fiorentino Giuseppe Nerbini decise di importare Mickey Mouse in Italia, e il 31 dicembre del '32 uscì l'albo dedicato al topo americano: otto pagine, con un solo foglio piegato in quattro, diretto dal nipote di Carlo Collodi. Le 30 mila copie diffuse andarono a ruba.
Nerbini acquistò a 24 dollari a numero i diritti per la pubblicazione delle strisce americane. Il primo disegnatore italiano di Topolino fu «Stop», soprannome di Giove Toppi. Nerbini bruciò perfino gli americani, che solo un mese più tardi mandarono nelle edicole il «Mickey Mouse Magazine».
Nel '35, l'edicolante cedette i diritti alla Mondadori, ma la guerra fece diventare ben presto Topolino un nemico dell'Italia. Nel 1942, Mickey Mouse venne sostituito dall'autarchico Tuffolino.
Solo nel dicembre del '45 vennero riprese le pubblicazioni e più matite, da Luciano Bottaro a Romano Scarpa, da Giovan Battista Carpi a Giorgio Cavazzano e Franco Valussi, si alternarono nel dar vita ai compagni di avventure del topo americano.

 

Con lui sono cresciute diverse generazioni e, a 80 anni suonati, sembra ancora un giovincello che ha molto da raccontare…
 Topolino si presenta come uno dei personaggi ‘di carta’ più inattaccabile dal trascorrere del tempo. “Il segreto del successo di Topolino, che si rivolge ormai a tre generazioni, nonni, genitori, figli, è essere in grado di riuscire a interessare tutti con un linguaggio universale. I fumetti raccontano storie vere e in questo modo parlano di noi. Attraverso i personaggi, riusciamo a raccontare quello che succede nella società. 







 

sabato 29 dicembre 2012

André Kohn

André Kohn, nato a Stalingrado nel 1972,
è leader autorevole di un impressionismo figurativo
che cerca di cogliere la complessità , la semplicità
e l'immediatezza della forma umana
"Io cerco un'interpretazione poetica di un momento che coinvolge la figura umana e le sue infinite varietà di gesti ed azioni"
Anche lui spesso ritrae donne, ma anche coppie: che ballano o sotto la pioggia sono le situazioni che si ritrovano più di frequente. Donne quasi esclusivamente in rosso o in nero!
Spesso sembra che sia ritratta la stessa persona o la stessa coppia in vari attimi dello svolgersi di un'azione, quasi i quadri fossero fotogrammi di una pellicola.